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| (Jo Da-un/Yonhap via AP) |
Un Parlamento ha bloccato un golpe ed è una bella notizia per tutte le democrazie nel mondo. Premessa: si è arrivati a questo perché evidentemente qualcuno ha provato, inaspettatamente, a forzare la mano. Il baratro era lì, sotto gli occhi di tutti, e aveva assunto la forma tipica di tanti funerali dello stato di diritto: la legge marziale.
Con un discorso a reti unificate il presidente (?) sudcoreano Yoon Suk-yeol aveva annunciato di aver fatto ricorso proprio a quella misura drastica con tutte le sue conseguenze: poteri speciali alle forze armate, soppressione di qualsiasi attività politica, controllo della stampa, divieto di sciopero. Poco dopo le forze speciali dell'esercito avevano circondato il parlamento, tentando di entrarvi dentro ed impedendo a chiunque l'ingresso, deputati compresi.
In risposta a questo colpo di mano, i leader dell'opposizione hanno incitato tutti i cittadini a scendere in piazza e a marciare sul parlamento: una "Capitol Hill" al contrario, in difesa della democrazia.
Malgrado le barriere - evidentemente non troppo "convinte" ed inespugnabili - dell'esercito, 190 parlamentari sono riusciti ad entrare in aula e a votare all'unanimità per la sospensione della legge marziale appena entrata in vigore. Poche ore dopo Yoon Suk-yeol, anche sollecitato dal suo stesso partito, ha convocato il suo gabinetto per revocare definitivamente la legge ed ordinare la smobilitazione delle forze armate.
Ci vorranno giorni per leggere le conseguenze di questi fatti così drammatici e repentini. Ce ne vorranno altri ancora per capirne appieno la genesi ed il significato. Quello che si può - si deve - dire già adesso è che una democrazia, con tutte le sue evidenti fragilità, nel momento più drammatico ha dimostrato di essere ancora vitale.
Quando un parlamento riesce a incassare e a respingere i colpi autoritari dell'esecutivo è sempre una vittoria per tutte le democrazie. Oro colato in questi mesi difficili sul fronte democratico: vedere dei parlamentari rischiare la vita, forzando gli ostacoli fisici al loro ingresso in aula, rincuora gli animi. Vedere i dipendenti dell'istituzione assembleare fare da barriera all'ingresso dei militari, utilizzando i fumi degli estintori e il loro stesso copro, accende una sincera ed ammirata speranza.
Non si può certo festeggiare in giornate come questa. Giornate che ci insegnano a non abbassare la testa e che, nel conflitto incerto ed eterno tra poteri, hanno la forza di farsi simbolo. Immediatamente, per tutte le democrazie, compresa la nostra.

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