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Silvio Berlusconi è morto: viva Silvio Berlusconi? Contro l'italianissima ipocrisia post mortem

Che cosa significa dare il proprio nome ad un'epoca, plasmare due decenni a propria immagine e somiglianza? Non è una domanda facile ma forse guardando al ventennio berlusconiano, agli anni della parabola umana, politica e mediatica di Silvio Berlusconi - conclusasi il 12 giugno 2023 - si può provare a dare una risposta. 
La morte di Berlusconi è un evento che, a meno di non essere vissuti su Marte negli ultimi trent'anni, non può lasciare indifferenti. Questo perché nessuno come lui è stato in grado di catalizzare così tante emozioni viscerali e contrastanti, in un continuo rimpallo di fede spassionata ed odio altrettanto determinato. 
Negli anni dal 1994 al 2011, complice un sistema elettorale prevalentemente maggioritario dal forte carattere bipolare, non c'era altra scelta: si era berlusconiani o anti-berlusconiani. E non si trattava di una semplice scelta politica ma di una presa di coscienza a tutto tondo che coinvolgeva e plasmava la propria identità: si era berlusconiani o anti-berlusconiani in classe, in ufficio, sul divano davanti alla televisione. La stessa scelta dei canali da vedere - o da censurare - comportava una precisa scelta di campo. E che dire dello sport? Essere milanisti, e contemporaneamente anti-berlusconiani, ha rappresentato per anni un drammatico conflitto di interessi difficile da sciogliere. 

La proverbiale capacità comunicativa dell'uomo è stata in grado di creare un lessico proprio, con gestualità, espressioni e "battute" che ancora oggi sono, più o meno indirettamente, citate. Dall'esordio de "l'Italia è il paese che amo" alla promessa dell' "aboliremo l'Ici", dal "mi consenta" al messianico "l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio" passando per il maldestro "la suggerirò per il ruolo di kapò". Dalle corna sfoderate in un vertice internazionale, alla sedia spolverata per l'arcinemico Travaglio. Sono innumerevoli gli aneddoti con al centro la figura istrionica di Berlusconi e le sue doti da cabarettista navigato; un patrimonio in grado di suscitare ammirazione, ilarità e voglia di emulazione tanto quanto disprezzo, vergogna e repulsione ugualmente sinceri.

Un esempio concreto di sincera passione: https://www.youtube.com/watch?v=Ii60_y9vPW0 

Proprio qui sta il nodo fondamentale: una figura così ingombrante e dirompente non può e non potrà mai essere in grado di suscitare giudizi unanimi se non un generico - e neutro - riconoscimento sulla sua importanza nella recente storia italiana. Fare la storia non significa nulla, o meglio: la storia "si può fare" anche facendo danni, non necessariamente costruendo qualcosa di positivo. Ed è questo l'unico punto d'incontro di due filosofie, due fazioni antropologicamente impossibilitate a capirsi, a riconoscersi. 

Silvio Berlusconi (29 settembre 1936 - 12 giugno 2023)

Perciò risulta più stucchevole del solito la tipica ed italianissima ipocrisia da funerale, ovvero quella tendenza a voler esprimere sulla celebrità appena defunta un giudizio il più possibile positivo. Non importa che il soggetto in questione sia stato brutalmente criticato in vita, si sia macchiato di azioni moralmente dubbie, sia stato condannato in via definitiva: l'agiografia è dietro l'angolo, l'assoluzione da ogni peccato è pressoché garantita ed ogni azione contraria è immediatamente bollata come di cattivo gusto e irrispettosa del defunto. Il volemose bene fa da padrone e gli acerrimi nemici di un tempo sono i primi a prostrarsi per un cavalleresco, e spesso ridicolo, inchino. 
La riabilitazione postuma e la santificazione immediata sono piaghe della stessa specie della battuta forzatamente dissacrante, dell'ostentato cinismo e dell'esultanza per la morte di un uomo. Sono reazioni sconnesse e in definitiva stupide, che contribuiscono a rendere il commento di un evento, a suo modo storico, un tristissimo circo.

I fatti, ancora una volta, sono le prime vittime. Ci vorrà tempo per una serena e dettagliata biografia di Silvio Berlusconi, libera da faziosità di ogni tipo. Ma proprio nel momento della massima beatificazione, proprio per fare da necessario contraltare, è bene ricordare alcuni fatti, nella sbornia della celebrazione post mortem. 
  • Silvio Berlusconi, tra le altre ed indiscutibili cose, è stato condannato in via definitiva per una frode fiscale dal valore di 386 milioni di dollari;
  • Silvio Berlusconi è stato iscritto alla loggia massonica P2, tessera n. 1816;
  • Silvio Berlusconi è stato amico personale e capo di Marcello Dell'Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa;
  • Silvio Berlusconi ha avuto come stalliere della sua villa di Arcore il mafioso e pluriomicida Vittorio Mangano;
  • Silvio Berlusconi ha avuto rapporti sessuali con minorenni, una delle quali è stata indicata, da un voto parlamentare sollecitato dal suo partito politico, come nipote dell'allora Presidente egiziano Hosni Mubarak.
Scegliere come reagire a questi fatti non è un'azione priva di conseguenze. Scegliere di soprassedere su alcuni di questi, ad esempio, significa ritenere le sentenze di diversi gradi di giudizio, nonché della Corte Suprema di Cassazione, frutto di magistrati corrotti, faziosi o in mala fede. Significa credere che accostare il nome di una minorenne ad un capo di Stato straniero sia un gesto privo di conseguenze per l'interesse nazionale ed i rapporti internazionali. 
Oppure non significa niente di tutto questo: significa semplicemente fare una scrollata di spalle e ritenere che sì, dopotutto, tutto sommato, anche lui ha fatto cose buone. E che queste superano tutto il resto.

Legittimo. Ma l'ipocrisia dell'uomo di Stato riconosciuto come tale da tutti, anche no. Silvio Berlusconi non merita di essere preso in giro.



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