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Aeroporto di Crotone: diario del (solito) disagio infrastrutturale

Alle ore 11:00 del 6 aprile 2024 i passeggeri del volo Ryanair FR5117 Crotone-Bologna sono pronti per il decollo. Cappelliere piene di trolley e zaini, tutti ai propri posti con la cintura allacciata: «Boarding completed». Ma all’improvviso in tutto l’abitacolo rimbomba un suono netto: l’aria condizionata si interrompe, le luci per un attimo si spengono. Basta quell’attimo ad impedire il decollo dell’aereo. Il capitano annuncia la cattiva notizia: non riparte l’aria condizionata e l’aeroporto di Crotone non è dotato di una “GPU, acronimo di Ground Power Unit, un dispositivo di supporto che si collega all’aereo e lo rifornisce dell’energia necessaria per far (ri)avviare i sistemi di bordo. Senza nessuna “ricarica”, tutti giù: si scende dall’aeromobile. 


La GPU collegata all'aereo
La GPU collegata all'aereo

È l’inizio di un’attesa durata più di quattro ore all’interno della sala pre-imbarco, priva di posti a sedere per tutti. Un’attesa in cui l’orario di partenza dell’aereo viene spostato sempre più avanti, di ora in ora. Questo perché è necessario, così dicono, attendere il fantomatico “ingegnere di Lamezia” con il “gruppo elettrogeno”.  L’ingegnere (a tratti denominato dalla vox populi semplice “tecnico”, a volte “elettricista” o “vigile”) deve arrivare dall’aeroporto lametino, di fatto l’unico vero scalo aeroportuale della regione, ed ovviamente questa operazione richiede il suo tempo. Un’attesa trascorsa tra l’incertezza ed una legittima frustrazione, spezzata solo dall’arrivo dei “panini” che la compagnia è obbligata a fornire come pasto ai sensi del Regolamento Europeo n. 261/2004 in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri (è bene ricordarlo quando si sentirà la solita lagna euroscettica in occasione delle prossime elezioni). 


Una bottiglietta d'acqua e un panino a testa

Non è la prima volta che l’Aeroporto Sant’Anna (o "Pitagora") di Crotone dimostra di non essere autonomo e di avere gravi carenze strutturali. Sono ormai sempre più numerose le disavventure collezionate dai passeggeri dello scalo crotonese dirottati all’aeroporto di Lamezia Terme: racconti che alcuni sventurati, nuovamente vittime dello stesso disagio, lasciano diffondere minacciosamente tra i passeggeri rimasti a terra che si fanno coraggio, in una psicanalitica lamentela di gruppo. «Come quella volta che un uccello entrò nel motore…è venuto il tecnico da Lamezia dopo ore. Ci hanno fatto aspettare ma poi ci hanno portato lì con le navette, siamo partiti di sera». Oppure quella volta che c’era la sabbia, la nebbia, il vento troppo forte: «l’aereo non è potuto atterrare perché l’ILS (Instrument Landing system, il sistema di supporto all’atterraggio in condizioni di scarsa visibilità) non è attivo». Oppure quando l’aereo che sarebbe dovuto arrivare da Lamezia a raccogliere i malcapitati passeggeri bloccati non è potuto atterrare perché, oltre una certa fascia oraria, l’aeroporto di Crotone non è operativo. 

In tutti i casi le alternative sono sempre due: o il tecnico “da Lamezia” risolve il problema o, se non riesce, i passeggeri sono dirottati allo scalo “di Lamezia” con dei pullman che naturalmente impiegano il loro tempo per arrivare, caricare tutti e raggiungere l’aeroporto dall’altra parte della Regione. Nonostante il Regolamento UE, non è detto che si riesca ad ottenere sempre e comunque un rimborso o un risarcimento: la compagnia aerea, come è normale, prova a dimostrare che il danno non è ad essa imputabile e scarica la responsabilità sulle carenze dell’aeroporto crotonese.


In attesa nella sala pre-imbarco


Carenze del resto evidenti non appena vi si mette piede: nessun bar aperto all’interno (e se i “panini” della compagnia aerea non arrivano bisogna per forza uscire dall’aeroporto per prendere qualcosa da mangiare o da bere), un solo gate, una calca di persone che - pur dovendo prendere voli diversi - sono comunque indirizzati verso la stessa entrata. Anzi: forse non è nemmeno necessario entrare nell’edificio, basterebbe già vedere il parcheggio antistante, decisamente sottodimensionato se parametrato con alcune ambizioni roboanti. Spesso il caos nasce quando due voli sono programmati per lo stesso orario: viene da chiedersi cosa succederebbe se i voli fossero addirittura tre, chissà con quattro.


L’aumento dei voli e delle destinazioni raggiungibili sono senz’altro un’ottima notizia che viene tuttavia frenata, ed in alcuni casi annullata, dall’insufficienza strutturale dello scalo crotonese. È veramente realistico puntare su un aeroporto in questo stato per rilanciare il turismo locale? 
È sicuramente apprezzabile il rinnovato interesse per lo scalo crotonese da parte del Presidente della Regione Calabria e dell’ente gestore, la Società Aeroportuale Calabrese (S.A.CAL). Ma, aldilà dei proclami, per il momento poco o niente di nuovo sotto il sole: di fatto Crotone non ha un aeroporto ma una pista di atterraggio che il più delle volte funziona. Ma tante, troppe volte, rischia di trasformarsi in una trappola. 


L'Aeroporto "Pitagora" nel Crotonese
(fonte: Google Maps)


Se si decide di investire su uno scalo che, almeno da un punto di vista economico, non può essere ritenuto redditizio come altri, lo si fa perché si ritiene che quel territorio debba essere rinforzato dal punto di vista infrastrutturale. È una legittima valutazione politica: il lato ionico della regione è più isolato, ha un potenziale e può essere sfruttato anche con un aeroporto. E quindi, anche con risorse pubbliche –  e quindi pagate dalla collettività – si investe in questo piuttosto che in altro. Ma se si sceglie legittimamente di intraprendere questa strada, allora bisogna farlo con serietà: le mezze misure e il gioco dell’aumento delle tratte, prima o poi vengono a galla in tutta la loro inadeguatezza. Con il risultato di sentire il turista, vittima dell’inefficienza, giurare di non tornare mai più a Crotone. E in quel caso nessun ingegnere di Lamezia potrebbe riparare il danno subito. 

PS: un suggerimento agli uffici di customer care e public relations di Raynair: se il ritardo è di quasi cinque ore (arrivo previsto alle 11:55, arrivo effettivo alle 16:49) non è il caso di scrivere nelle e-mail «ci scusiamo per eventuali disagi arrecati». Di fronte ad una certezza l'aggettivo eventuale si può evitare.

Alessandro Milito

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